Il crisantemo, tra leggende e superstizioni
- Valentina Teseo
- 31 ott 2017
- Tempo di lettura: 1 min

Come ogni anno ritornano, tra zucche e scheletri, i tre giorni dedicati ai morti, e tra un party di Halloween e gli auguri di Ognissanti, si trova finalmente il tempo di recarsi al cimitero, luogo semivuoto per la maggior parte dell'anno e preso d'assalto il 2 novembre. Ed eccoci tutti lì, in fila davanti ai cipressi con in mano il crisantemo.
Dal greco κρυσάνϑεμον,"fiore d'oro", nell'immaginario collettivo italiano simboleggia il dono da portare ai nostri cari defunti. Un fiore, dunque, legato esclusivamente al lato più tragico dell'esistenza umana, la morte.
Ma da dove deriva questa credenza? Da una semplice coincidenza: la fioritura del crisantemo avviene in concomitanza con questa festa. Nulla più.
Pochi giorni fa ho potuto toccare con mano quanto radicate siano le usanze, soprattutto nei piccoli paesi di provincia.
"Quello è il crisantemo - mi ha risposto la fioraia mentre affascinata guardavo questo fiore - Guai a metterlo in una composizione per matrimoni o altre feste, verrei linciata."

Eppure in Giappone è il fiore ufficiale e l'imperatore ogni anno organizza una festa in suo onore. In Oriente viene regalato e utilizzato per augurare fortuna e felicità. Sono molte le leggende che lo circondano: dalla bambina che ha tagliuzzato i suoi petali per allungare la vita della madre al soldato che invece intendeva prolungare i giorni di licenza da passare con la sua dolce metà.
Per noi italiani, invece, è e resterà il fiore dei morti, portatore di lacrime e tristezza. Guai a regalarlo o ad esporlo, un cataclisma potrebbe colpirvi.
Io intanto ve lo dico, se vi va, regalatemi crisantemi.
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